I 10 errori grammaticali più comuni in Italiano

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A tutti noi è capitato, almeno una volta nella vita (se non una o più volte al giorno), di pasticciare con la lingua italiana. Spesso è questione di fretta, di disattenzione o di ricordi di scuola ormai sbiaditi.

Ma a tutto c’è rimedio!

In questo piccolo focus parleremo dei 10 errori grammaticali più comuni in italiano.

Ma come possiamo sapere quali sono?

In occasione della XVIII Settimana della lingua italiana nel mondo è stata realizzata un’indagine su circa 8000 italiani (tra i 18 e i 65 anni), con un monitoraggio online sulle principali testate del settore, social, blog e forum sul mondo della cultura, con 30 sociologi e letterati a monitorare lo studio.

Da questa indagine, è nata la definitiva lista dei 10 errori grammaticali più comuni in italiano.

 

Qual è o qual’è?

Il dilemma che affligge milioni d’italiani da un secolo: apostrofo o senza apostrofo?

In questo caso non ci vuole, mai e poi mai.

L’Accademia della Crusca dichiara a riguardo:

L’esatta grafia di qual è non prevede l’apostrofo in quanto si tratta di un’apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (qual buon vento vi porta?) e non di un’elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l’apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell’elisione)

 

L’apostrofo

L’apostrofo e ancora l’apostrofo. In cima ai pensieri degli italiani. Quando si mette l’apostrofo? La risposta è semplice:

L’apostrofo si mette con tutte le parole femminili.

E quindi apostrofo? Si tratta di elisione: non si può dire lo apostrofo, diventa quindi l’apostrofo. Infine c’è anche il troncamento: un po’ vuole l’apostrofo, perché si tratta del troncamento della parola ‘poco’.

Il Congiuntivo

92 minuti d’applausi per chi non ha mai sbagliato un congiuntivo in vita sua!

Il tranello in cui cadono tutti, ma proprio tutti.

L’uso del congiuntivo dipende dal verbo nella frase principale e solitamente sono verbi che esprimono

1) un’opinione soggettiva, un’incertezza, per esempio : credo, penso, immagino, ho l’impressione, dubito, mi pare, mi sembra, non sono certo/a, non sono sicuro/a, si dice, dicono, ritengo, suppongo ecc;

2) un sentimento, una preoccupazione, un timore: sono felice, sono contento/a, mi fa piacere, mi dispiace, ho paura, temo ecc;

3) una speranza, una volontà: spero, voglio, desidero, mi auguro, preferisco, aspetto, pretendo;

4) una (im)possibilità, una probabilità: è possibile, è impossibile, è probabile, è improbabile, può darsi ecc.;

5) una necessità: bisogna, occorre, è necessario, è opportuno, conviene ecc.

 

Un piccolo ripasso offerto da “Italiano che Fatica”

 

I pronomi

“Gli ho detto, le ho detto” vi suona familiare?

Un altro dei 10 errori grammaticali più comuni in italiano. Come funziona? Facciamo un esempio:

“Gli ho detto che era molto bella”. Assolutamente NO!

“Le ho detto che era molto bella”. Formula Corretta!

 

La C o la Q

Il classico errore di distrazione che colpisci tutti, dal docente, al dottore, al muratore, al social media manager. Questi gli errori più frequenti:

Evacuare e NON evaquare; Proficuo e NON profiquo; Scuotere e NON squotere; Riscuotere e NON risquotere; Promiscuo e NON promisquo; Innocuo e NON innoquo.

 

Ne o né?

Errore che potrebbe davvero costarvi caro! L’accento va su “né” quando bisogna utilizzare una negazione.

Non voglio vedere Giovanni né Andrea

Non voglio andare né a Parigi né ad Ibiza

Un po, un po’ o un pò?

Tutti o quasi tutti scrivono “pò” senza sapere che si tratta di un errore abbastanza grave, anche se molto diffuso. La grafia corretta è “po’“con l’apostrofo in quanto è il risultato del troncamento della parola “poco”

Daccordo

Suvvia, si scrive “d’accordo” sempre e comunque!

Errori di Punteggiatura

Non potevano non finire nella classifica dei 10 errori grammaticali più comuni in italiano, i problemi legati alla punteggiatura. Probabilmente a causa delle chat ci stiamo un po’ (l’ho scritto bene?) dimenticando qualche regola base.

Il punto chiude una frase.

La virgola dà una cadenza precisa ai periodi più lunghi.

I due punti si utilizzano per introdurre un discorso diretto o per presentare un elenco.

Il punto e virgola si utilizza per  separare tra di loro due o più proposizioni coordinate e per questo si rivela utile nei periodi lunghi e complessi.

 

E o ed? A o ad?

La regola in questo caso è più semplice di quello che state pensando. La “d” detta “eufonica” si utilizza solo nel caso in cui la parola che segue comincia con vocale.

Es: vado ad Amburgo.